Lirica

Thaïs torna al Teatro Alla Scala di Milano dopo 80 anni

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Thaïs © Brescia-Amisano

Debutta il nuovo allestimento dell’opera di Massenet, rappresentata sul palcoscenico milanese una sola volta nel 1942. Protagonista Marina Rebeka.

Thaïs di Jules Massenet andrà in scena per sei rappresentazioni al Teatro alla Scala dal 10 febbraio

Sul podio Lorenzo Viotti, che a 32 anni è Direttore Musicale dell’Opera di Amsterdam, mentre l’allestimento vede per la prima volta a Milano una delle figure più eminenti del teatro europeo degli ultimi anni, Olivier Py, regista, scrittore, attore e dal 2013 Direttore del Festival di Avignone.

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Per la prima volta la versione originale francese

Thaïs di Jules Massenet è stata rappresentata alla Scala una sola volta, in italiano, nel 1942, con la direzione di Gino Marinuzzi. La nuova produzione scaligera presenta per la prima volta alla Scala l’originale francese. 

Nel ruolo del titolo Marina Rebeka, già protagonista tra l’altro di una folgorante Traviata diretta da Zubin Mehta, insieme al baritono americano vincitore di un Grammy Lucas Meachem come Athanaël e all’ormai affermatissimo tenore italiano Giovanni Sala come Nicias. Nei ruoli minori: Caterina Sala (Crobyle), Anna-Doris Capitelli (Myrtale), Federica Guida, Valentina Pluzhnikova (Albine), Insung Sim (Palémon) e Jorge Martínez (un servitore).

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Una musica che mira ad un forte impatto emotivo

Jules Massenet riceve il libretto di Louis Gallet tratto dal romanzo di Anatole France nel 1892 e compone l’opera in pochi mesi. Il 16 marzo 1894 Thaïs va in scena all’Opéra Garnier, tra l’entusiasmo di France (“è la mia gloria più dolce. Sono in una vera estasi… tutto è di una bellezza grande e incantevole”), la soddisfazione del pubblico e gli strali di parte della critica, che spingono il compositore a una profonda revisione da cui nasce nel 1898 la versione definitiva.

Il linguaggio musicale di Massenet si forma su un “libretto dalla forma libera e flessibile”. La veste musicale mira a un forte impatto emotivo e a un deciso contrasto di situazioni, dalla calma del deserto alla violenza delle visioni, realizzati con una raffinata abilità nell’alludere alle forme chiuse senza interrompere il flusso del racconto sonoro.


Emozioni che costituiscono la linfa vitale dell’esperienza teatrale, poiché “si entra in un teatro per essere scioccati in un modo che non si dimenticherà.” Come ha dichiarato il Maestro Lorenzo Viotti “Si può piangere, odiare lo spettacolo, amarlo, andare in estasi… L’opera non dovrebbe mai essere un divertimento gratuito: guardate Netflix se cercate un divertimento gratuito! Quando venite all’opera, ci sono umani di fronte a voi che cercano di dare tutto quello che possono per lo spettacolo, uno spettacolo che potrebbe essere l’ultimo. Si tratta di qualcosa di effimero, che può andare male o estremamente bene. Solo per quel tipo di emozione si dovrebbe andare all’opera. Soprattutto perché noi abbiamo bisogno del pubblico e, proprio per quello, dobbiamo dimostrare al pubblico che vale la pena vestirsi, andare a teatro e restare fermi sulla poltrona per due ore… Potrete sempre contare su di me, perché cercherò sempre di portarvi in questo mondo nel modo più semplice possibile ma, per seguirmi, avete bisogno di accettare di essere vulnerabili.”